martedì 2 febbraio 2010

L'emergenza lavoro brucia le speranze. E le vite.

La crisi nel mondo del lavoro ha raggiunto ormai un'escalation preoccupante. Aziende, come FIAT, che pur avendo beneficiato di sovvenzioni pubbliche chiudono i loro stabilimenti; lavoratori sui tetti; disoccupati che per la disperazione si danno fuoco.
La situazione è così drammatica che il Papa ha rivolto un appello ad imprese ed istituzioni perché si faccia il possibile per tutelare l'occupazione.
Dopo 1 anno e mezzo infatti che il governo dice che tutto va bene, i dati sono preoccupanti: il tasso di disoccupazione a dicembre é salito all'8,5% dall'8,3% di novembre. Lo rileva l'Istat, precisando che è il dato peggiore da gennaio 2004, inizio delle serie storiche. I senza lavoro sono 2.138.00, 57mila in più rispetto a novembre e 392mila in più rispetto a dicembre 2008. E nella nostra provincia sta per scadere la cassa in deroga per 600 aziende! Inoltre, l'Eurispes in una sua indagine accerta che i nostri salari sono tra i più bassi d'Europa (17% in meno della media dei Paesi Ocse, 19% in meno della media europea contata su 19 Paesi).
Una situazione che non coinvolge solo i giovani, ma anche persone di mezza età, che, pur in possesso di competenze, trovano, una volta perso il posto, ancora più difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro: una delle situazioni tra l'altro emersa dal dibattito tra il pubblico e l'ex-ministro Treu nella serata organizzata dal nostro Circolo a Vedano Olona.
Di fronte a questa vera e propria emergenza c'è da riscontrare l'inadeguatezza di ministri come Scajola e Sacconi, che sono stati costretti dal richiamo del Papa ad ammettere ciò che da tempo continuavano a smentire (chi non ricorda ade esempio le polemiche, anche recenti tra Sacconi ed i dati delle ricerche di Bankitalia?).
Ma forse si riferivano alla loro classe di politici al governo: non hanno certo problemi di posto , anzi, ne ricoprono fin troppi...
D'altra parte è sempre il rapporto Eurispes a dichiarare che "le forze che guidano il Paese mortificano le attese degli italiani e impediscono di immaginare e costruire il futuro".