L’inchiesta giudiziaria di questi giorni che vede coinvolto il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, desta sconcerto e perplessità e lascia spazio ad alcune considerazioni:
- innanzitutto la Protezione Civile ed i suoi volontari devono essere lasciati fuori da ogni dubbio e sospetto. Stiamo infatti parlando di un ente che è un vanto italiano, formato da volontari che si dedicano con abnegazione e sono disposti a sacrificarsi per il bene altrui, e che quindi nulla hanno a che fare con funzionari dello Stato corrotti e imprenditori di pochi scrupoli, capaci di speculare su tragedie tremende;
- è giustificabile dare lo stato di emergenza a catastrofi naturali e non prevedibili come terremoti ed alluvioni, in modo da intervenire così tempestivamente, evitando le lungaggini per prassi burocratiche, gradi di controllo e gare d’appalto. Certo è meno comprensibile, ed anzi alquanto discutibile, farlo per appuntamenti programmati anche da tempo come il “G8”, i “Mondiali di nuoto” a Roma o le celebrazioni di Padre Pio a Pietrelcina;
- proprio alla luce delle precedenti considerazioni ed in base a quanto sta emergendo dalle indagini dei magistrati, crediamo sia opportuno congelare l’emendamento per trasformare la Protezione Civile in una Spa. Se fosse stata cosa fatta, i magistrati infatti non avrebbero potuto indagare come stanno facendo ora. Ed oltretutto, troviamo svilente trasformare quello che è un ente pubblico nato per far fronte ad emergenze e che ha come mission la solidarietà in una società quasi privata che avrebbe come attività primaria la gestione di appalti e grandi eventi;
- facciamo davvero fatica a credere che Guido Bertolaso sia coinvolto in vicende di corruzione o addirittura in “festini a luci rosse”, e ci auguriamo che la sua estraneità ai fatti sia al più presto dimostrata. Esagerato, forse, chiederne le dimissioni. Di certo, ha dimostrato però di non essere in grado di gestire situazioni ampie e complesse, e di conseguenza il suo ruolo ed i suoi poteri vanno rivisti e ridimensionati.