La quinta Leopolda Renzi la conduce da premier. Nelle precedenti edizioni (Leopolde "di lotta") era sul palco invece come rottamatore. Ha iniziato infatti prima con la scalata del Partito, poi con quella di Palazzo Chigi. Ora il compito arduo di mantenere la posizione e nel contempo rilanciare. E per fare questo occorre un nuovo nemico: i "gufi", che non credono al futuro, al governo, a Renzi.
L'organizzazione quest'anno è sotto la regia di un ministro: Maria Elena Boschi, l'anno scorso spalla sul palco, oggi invece braccio destro del segretario/premier. Ma cambia poco o nulla, con scenografie di rottura e ricche di richiami, video metaforici, tavoli di lavoro dove tra un selfie e l'altro si trova il tempo di fare critiche e proposte sui temi individuati. Ed il solito Renzi istrionico, graffiante, irrefrenabile e onnipresente. E tra i molti ospiti, oltre ai ministri, ai politici e agli amici fidati, ecco diversi noti imprenditori: quasi a fare da contraltare alla piazza di Roma che vede manifestare la Cgil con un milione di lavoratori. Perché in campo con la Cgil c'è anche la minoranza PD, l'opposizione interna. Che non sta certo a guardare, e si scatena anche sui media preferiti di Renzi.
Ecco: il compito arduo di Renzi non sarà perciò solo quello di portare avanti il lavoro del suo governo, ma anche quello di riuscire a formare e compattare un PD che includa. Anche se alla Leopolda il simbolo PD non compare (per includere maggiormente, si dice). E le domande cruciali forse sono proprio queste: la prossima Leopolda Renzi in che veste la farà? E soprattutto, in che partito?