Rosy Bindi e Nichi Vendola alla Festa Nazionale PD hanno ribadito l'esistenza della spaccatura all'interno del centrosinistra sulla questione dei matrimoni gay.
La Bindi si arrocca sulla sua posizione (sì all'unione civile, ma no al matrimonio) appellandosi al fatto che la nostra Costituzione non preveda i matrimoni tra omosessuali. In realtà non è così: l'art. 29 infatti recita: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". Una frase lasciata il più neutra possibile che non dice affatto che il matrimonio è consentito solo fra uomo e donna. Il matrimonio oltretutto non si basa solo sul sesso, ma è anche un rapporto fondato su sentimenti e solidarietà reciproca. A questo si potrebbe aggiungere l'art. 2 della Costituzione: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale". E anche che il 22 ottobre 2009 la Corte di Cassazione ha definito che "nel concetto di famiglia si devono includere tutte le coppie tra le quali siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo", senza distinzione di sesso.
Il tema è quindi delicato, e il PD dovrebbe prendere una posizione chiara, perlomeno senza chiamare in causa vincoli legislativi e costituzionali che non esistono.
P.S.: mi è stato fatto notare che una recente sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che non è pensabile l’istituto del matrimonio omosessuale. In realtà, nelle motivazioni della sentenza "i giudici fanno intendere che non è loro competenza regolamentare la questione e affermano che la trattazione della materia spetta soltanto al Parlamento". In pratica, la Corte se ne è lavata le mani, demandando tutto alla politica, ma non ha affatto stabilito che il matrimonio gay non sia affrontabile in quanto espressamente vietato dalla Costituzione.