"Il vero conflitto è tra rendite e impresa, e non tra imprenditori e lavoratori". Nella serata di martedì 20 marzo, davanti ad una sala gremita in Villa Aliverti (vedi foto), il professor Luigino Bruni ha sintetizzato così l'attuale situazione economica e la crisi che stiamo vivendo.
Secondo l'economista della Bicocca il lavoro deve tornare al centro del mercato (come investimento e non come costo o, peggio, merce) e anche del nostro vivere: "Con il lavoro noi diciamo a noi stessi e al mondo non solo che 'cosa' facciamo, ma 'chi' siamo. Ecco perché quando si lavora male si vive male, perché un lavoro mal fatto è la vita che va in malora".
Nella sua analisi anche una critica verso alcune scelte dell'attuale governo: meglio, a suo parere, la patrimoniale che non l'innalzamento dell'IVA, mentre la discussione sull'articolo 18 è un falso problema perché "si compie il grave errore di leggere l’oggi con categorie vecchie di qualche decennio, e quindi perdere un’ottima occasione (la crisi) per ri-focalizzare i grandi temi dell’economia e del lavoro nella nostra società" e che non è affatto detto che "se fai uscire dalla cittadella fortificata chi è garantito, chi invece è fuori vi riesca poi ad entrare".
Un giudizio poi anche sul mondo dell'impresa, che "soffre non perché non riesce a licenziare i lavoratori fannulloni, ma per un’eccessiva, abnorme tassazione del lavoro che rende troppo costoso assumere e mantenere i lavoratori, e anche perché l’impresa capitalistica non ha investito nel lavoro, ma nelle rendite finanziarie". Una tendenza, quest'ultima, in netto contrasto con la storia del mercato del nostro Paese: "L’Italia ha una vocazione comunitaria e territoriale: il lavoro è stato sempre visto all’interno di un patto sociale più ampio, nel quale l’impresa non vive in una 'zona industriale' lontana e immune dalla 'città', ma è un luogo del vivere, che ospita le stesse virtù e gli stessi vizi della società intera". E per questo "le imprese che vivono sui territori, e che non sono predatori ma abitanti dei luoghi, sanno molto bene che i lavoratori sono il loro primo capitale, e che se non investono nel lavoro l’impresa non cresce e involve".
L'auspicio conclusivo è stato per "un nuovo patto sociale che sostiene la dialettica dei contratti", perché senza questo "non si esce da questa crisi, o se ne esce male".
Sono anche intervenuti, con interessanti testimonianze, Sandro Di Gregorio, coordinatore territoriale di Banca Etica, Luca Colombo, un rappresentante del DES e dei Gruppi di Acquisto Solidale locali, Tommaso Valle, presidente di Vie-Varese in Europa, Libero Donati, amministratore delegato della Vht, (Varese Hoisting Technology), azienda metalmeccanica di Bodio Lomnago e infine un altro imprenditore, Giorgio Bombelli, titolare di BBL di Castiglione Olona.
giovedì 22 marzo 2012
Più lavoro, meno finanza
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Vedano Olona