La bozza interpretativa stilata dal sottosegretario Catricalà in materia di diritto d’autore on-line, dà ad Agcom, presieduta dal presidente Calabrò, poteri inauditi e superiori di censura rispetto a quelli dell’autorità giudiziaria. Per intenderci, Agcom avrà il potere di oscurare i siti o di far rimuovere contenuti che giudica violino il diritto d’autore, senza bisogno dell’intervento di un giudice. E tutto questo ignorando le normative europee e violando i principi fondamentali di libertà di espressione.
Come afferma Guido Scorza (Presidente Istituto per le politiche dell'innovazione) se si dovesse proseguire su questa strada "il Governo dei professori potrebbe passare alla storia come l'Esecutivo che ha fatto carne da macello della libertà di informazione nel nostro Paese, superando - in peggio - il suo predecessore nemico, per ragioni personali, di Internet e dell'informazione libera".
In effetti, oltre a bloccare una risorsa per la crescita della nostra economia, una censura di questo tipo sulla Rete rischierebbe anche di incatenare l'informazione che la diffusione di internet permette. E conviene ricordare questo proprio nei giorni in cui si annuncia la chiusura di un altro quotidiano, "Il Riformista", schiacciato dai conti in rosso. Perché ormai nei media tradizionali sopravvive solo chi ha alle spalle elevate risorse economiche, e quindi il futuro dell'informazione un domani potrebbe essere in mano solo ai grandi gruppi editoriali. Grazie alla Rete invece si può avere un'informazione libera e senza necessità di investimenti, perché è una comunicazione partecipata, dove perfino la voce di un singolo cittadino può diventare opinione.