I dati della crisi qui in Provincia di Varese sono impietosi, come in tutto il resto di Italia e del mondo...
Ovunque si sente di aziende che chiudono, dipendenti lasciati a casa da un giorno all'altro, famiglie che non ce la fanno a tirare alla terza e addirittura alla seconda settimana del mese.
Però ogni tanto arrivano anche notizie che ti invitano alla speranza. E questo avviene quando si agisce con buon senso e spirito di solidarietà.
Come per esempio ha fatto il gruppo dirigente della "Cobra AT Spa", azienda leader nella produzione di sistemi di allarme, antifurti e geolocalizzatori per auto, che ha deciso di stipulare un "accordo di solidarietà" con operai e impiegati. In pratica, anziché mettere i suoi dipendenti in cassa integrazione, l'azienda varesina ridurrà l'orario di lavoro ai suoi dipendenti (80 ore in meno da marzo a maggio), mantenendo la stessa busta paga. I lavoratori poi restitueranno le ore con lavoro effettivo entro la fine dell'anno, quando la crisi magari sarà meno acuta.
Sempre a Varese, la Fondazione Ubi (facente capo al gruppo bancario omonimo), ha deciso di donare al Comune 100.000 euro.
L’importo sarà utilizzato per una social card municipale a favore delle persone meno abbienti. Riguarderebbe circa 300 famiglie, e potrebbe fruttare mediamente almeno 40 euro a testa mensili: certo non una grande cifra, ma di questi tempi è tutta manna!
Quest'ultima iniziativa poi va quasi nella direzione indicata da Dario Franceschini, che aveva proposto una tassazione una tantum sui redditi superiori ai 120.000 euro per ottenere un finanziamento di almeno 500 milioni di euro da destinare ai Comuni e alle associazioni di volontariato (nell'immagine, il manifesto PD della proposta).
D'altra parte, è giusto che i più forti aiutino i deboli. Altrimenti a che serve essere forti? E poi bisogna mettersi in testa che da questa crisi o ci si salva tutti o non si salva nessuno. Per cui attendiamo con speranza altri segnali di questo tipo.