Oggi il governo vuole votare a tutti i costi il decreto Gelmini che prevede pesanti tagli sull'università e che ha scatenato contestazioni in tutta Italia da parte di studenti, docenti, presidi, rettori, tutto il personale scolastico.
Nonostante gli appelli di Veltroni a ritirare o quanto meno sospendere il provvedimento, dando vita ad una discussione parlamentare che riveda il decreto, il governo va avanti, sordo alle proteste.
Eppure ci sarebbe il tempo e tutte le ragioni per fermarsi, soprattutto quando il livello di conflittualità rischia di diventare aspro.
Intanto il PD presenta 10 sue proposte, che puntano ad una razionalizzazione della spesa (eliminando gli sprechi, che comunque ci sono) piuttosto che ad un'ampia riduzione a pioggia e senza criterio come vorrebbe fare l'esecutivo Berlusconi.
Un decalogo che punta a ricette basilari per sciogliere il nodo università: concorsi più rapidi, più meritocratici, più internazionali, con meno nepotismi, localismi e lobbismi disciplinari.
E poi meritocrazia, ovvero premiare e finanziare ricerche e università in base al merito.
Ma questo ultimo termine è sconosciuto ad un Ministro che per passare l'esame di abilitazione è andata a sostenerlo a Reggio Calabria , visto che a Brescia e a Milano non ce la faceva proprio (salvo poi criticare il sistema scolastico del Sud).
Ragazzi, qui bisogna protestare non solo perché il decreto venga ritirato, ma perché MariaStar si dimetta!