Avete presente la gag del "cinema polacco" fatta da 2 comici di Zelig?
Ecco, l'Italia a livello economico e politico rischia di mettersi su questo piano, mettendosi in contrasto con la UE per la questione del pacchetto ambiente (direttiva 20-20-20 sulle emissioni).
Il nostro governo contesta infatti le decisioni prese dalla UE, sostenendo che i costi per mettersi a norma sono improponibili per la nostra economia.
Di contro, Dimas, il presidente della commissione UE, dice che i costi ipotizzati dall'Italia sono esagerati e che in realtà sono di molto inferiori.
Ma anche se fosse vero che i costi ventilati dal nostro ministro "Prestatigiacomo" all'ambiente fossero veri, bisogna calcolare però anche i benefici in termini di risparmio, efficienza, salute e cambiamento tecnologico che ne trarremmo: la Ue stima infatti un risparmio di 7,6 miliardi l'anno nel taglio delle importazioni di idrocarburi e di 0,9 miliardi di euro nei costi per contrastare l'inquinamento. I costi effettivi pertanto scendono fino a trasformarsi in un guadagno netto di 600 milioni di euro l'anno. Questo senza contare i benefici di lungo termine sul piano dello sviluppo di un settore innovativo come quello delle rinnovabili e di crescita occupazionale.
E così mentre Francia, Germania, Regno Unito e Spagna - ovvero i paesi occidentali europei più avanzati - cavalcano l'innovazione ambientale, l'Italia ha deciso invece di arretrare ed isolarsi.
Anzi, no, perché come ha dichiarato il nostro premier, non siamo soli. Ci sono altri paesi che la pensano come noi: Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania.
Ovvero i Paesi piu' arretrati d'Europa. E, come afferma anche Rutelli, non possiamo metterci sulla linea dei paesi dell'Est che hanno un apparato produttivo antiquato.
E deprimente, aggiungo io. Visto che qui c'è poco da ridere, purtroppo.