sabato 7 febbraio 2015

Latte in rosso

Nel settore agricolo della produzione del latte c'è sempre meno da mungere: dall'inizio della recessione ha chiuso una stalla italiana su cinque, con la perdita di 32mila posti di lavoro. Le cause sono diverse: nel 2015 i prezzi pagati agli allevatori sono stati tagliati di circa il 20% senza alcun beneficio economico per i consumatori (il prezzo del latte fresco si moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale) e il prezzo riconosciuto agli allevatori non copre i costi di produzione, spingendo così verso la chiusura migliaia di allevamenti; poi, la mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori (in Italia non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione in vendita e neanche l’origine del latte di mucca, pecora o capra impiegato nei formaggi) favorisce la concorrenza sleale di latte basso prezzo importato dall’estero. E a breve gli allevatori dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle quote latte che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni, con conseguente liberalizzazione del mercato. Il rischio è di perdere un prezioso patrimonio di qualità e genuinità nonché vedere compromesso un sistema che garantisce centinaia di migliaia di posti di lavoro.

P.S.: poi, in questa Italia contraddittoria, alla crisi degli allevatori fa fronte lo stipendio milionario del segretario dell'associazione che li rappresenta...