venerdì 13 febbraio 2015

La seduta fiume straripa

Il voto a oltranza, a tappe forzate (anzi, di forza), voluto dal governo (con una seduta ininterrotta) ha fatto debordare il dialogo e ha spinto le opposizioni a un muro contro muro (e anche pugno contro pugno) e poi ad uscire dal Parlamento, arrivando a minacciare l'Aventino. Una questione così delicata, come una legge costituzionale che stravolge la forma parlamentare che abbiamo avuto fino ad ora, richiede senz'altro un'approfondita discussione ed una condivisione quanto più larga possibile tra le varie forze politiche. E farlo a colpi di maggioranza, con un'Aula semi-vuota, non solo è deprimente, ma non è nemmeno democrazia. E' pur vero però che di questa riforma (abolizione del Senato elettivo e della modifica del Titolo V della Costituzione) se ne parla dal 1983 e che da allora non si è fatto un passo in più. Forse il metodo e il merito non sono apprezzabili e condivisibili, ma se non si fa così l'impressione è che il provvedimento (di cui l'Italia ha bisogno, anche dal punto di vista economico) non si approverà mai. Insomma, se la decisione di procedere con una seduta fiume può fare storcere il naso, peggio ancora è rimanere arenati ancora una volta nelle secche del nulla di fatto. E magari per la paura di qualcuno di perdere poltrone (che con l'approvazione della riforma passerebbero da 945 a 630).