Certe cose ti fanno proprio arrabbiare: la Lega, pur di non far raggiungere il quorum sul referendum per la nuova legge elettorale (che cancellerebbe la "porcata" di Calderoli) vuole far tenere le votazioni il 14 giugno, la domenica successiva al primo turno delle amministrative. Con l'assurdità di mandare gli elettori al voto per tre domeniche di giugno, il 7, 14 e 21 ed un costo in più per i contribuenti di 4/500 milioni di euro (come calcolato da diversi economisti).
Adesso però, con l'emergenza derivata dalla tragedia dell'Abruzzo, il Pdl sarebbe assai tentato dall'accorpamento dell'Election Day, che però spianerebbe la strada al raggiungimento del quorum.
la Lega allora cerca un compromesso, chiedendo almeno di far votare il referendum il 21 giugno, in occasione dei ballottaggi.
Il presidente del comitato referendario, Giovanni Guzzetta, sostiene però che questa soluzione "comporterebbe comunque un costo aggiuntivo di 313 milioni". E il ministro Maroni che fa? Contesta queste cifre, parlando di un esborso per il referendum di "soli" 173 milioni.
Ma scusi, signor ministro, non sarebbe comunque uno spreco? Li metta lei di tasca sua, allora!