Cosa rimarrà del summit di Londra tra i potenti della Terra?
L'accordo raggiunto che prevede come punti principali il gettito di 1.000 miliardi per l'Fmi e le altre istituzioni finanziarie internazionali (che vanno ad aggiungersi allo stimolo fiscale da 5.000 miliardi di dollari entro la fine del 2010 a sostegno della ripresa dell'economia mondiale) e la lista nera dei paradisi fiscali.
Oppure le proteste dei no-global, ma anche di gente comune, non facente parte di nessun movimento, ma che è stata travolta dalla crisi ed è quindi disperata e piena di rabbia.
Ci ricorderemo di questo evento come la prima uscita internazionale di Obama, che ancora una volta si è dimostrato innovativo, con il simpatico regalo portato alla Regina Elisabetta (un iPod touch!).
O magari sorrideremo pensando all'ennesima figuraccia fatta dal nostro premier...
Di certo la situazione è critica. E forse ha ragione l'economista francese Jean-Paul Fitoussi, che intervistato su questo momento buio, sulla rivolta popolare che sembra ormai dilagare pericolosamente, risponde che più che economica, questa è innanzitutto una crisi della democrazia: "...abbiamo permesso che fossero rafforzate le discriminazioni economiche. La dottrina andava fino ad accettare che le disuguaglianze fossero considerate un fattore positivo di crescita e dinamismo economico. Questo ha provocato un'ovvia crisi della democrazia che, per sua stessa definizione, non può sopportare l'aumento delle disuguaglianze".