domenica 30 novembre 2008

Il pacchetto

Si avvicina il Natale e il governo ha preparato una strenna contro la crisi. Ma sotto l’albero il governo Berlusconi rischia di far trovare davvero poco, apparendo sprovveduto ed inadeguato di fronte alla grave situazione in cui ci troviamo.
Puntualizziamo subito una cosa: le risorse purtroppo sono davvero minime, per cui non si poteva pretendere una pioggia di miliardi per tutti.
Però sicuramente alcune di queste soluzioni sarebbe stato opportuno lanciarle subito da giugno. Invece si è preferito partire subito con il taglio totale dell'ICI, quasi fosse un'emergenza. Così sono venuti a mancare subito 2,5 miliardi di euro, a cui si devono sommare i quasi 2 miliardi per l'imbroglio Alitalia. E non si capisce davvero l'urgenza per il taglio dell'ICI, tenendo conto che già era stata tagliata dal precedente governo Prodi per i redditi bassi. Per cui si è fatto un favore ai redditi alti (se non altissimi), che non ha portato nessun giovamento al paese. Questo provvedimento lo si poteva prendere tranquillamente l'anno prossimo, ed utilizzarne il ricavato di quest'anno per fronteggiare la crisi, di cui si stavano avendo le avvisaglie, e che quindi non era una cosa inaspettata.
Altra cosa da sottolineare è che sarebbe stato utile concentrare le poche risorse disponibili su due o tre misure destinate a durare nel tempo. Invece le briciole sparse per accontentare un po' tutti risultano alla fine inefficaci.
Facciamo comunque una disamina del pacchetto anticrisi nei suoi punti principali.
Partiamo dagli aiuti alle famiglie ed ai redditi bassi, che si traducono in social card e bonus vari. Sulla social card ci siamo già espressi: siamo d'accordo ad aiutare anche con poco chi ha poco o nulla. Però non capiamo il perché farlo attraverso una card che umilia chi è costretto ad esibirla. Non si poteva fare direttamente tramite contanti, sulla pensione o con detassazioni sul salario? I bonus poi sono delle una-tantum, sono pochi, invitano al risparmio e non al consumo: non bastano per affrontare la crisi. Tremonti e Berlusconi dicono che non ci sono risorse per detassare le tredicesime e per gli ammortizzatori sociali. Eppure, come indica l'economista Tito Boeri (di cui invito a leggere l'articolo in questione) quasi 4 miliardi di euro potrebbero essere ricavati da risparmi dalla spesa per interessi sul debito dei titoli di stato che scadranno nel 2009, visto che la crisi ha fatto scendere il loro rendimento di circa uno-due punti.
Sempre per le famiglie, un intervento anche per quanto riguarda i mutui, con un meccanismo di garanzia per i mutui a tasso variabile per l’acquisto della prima casa, sottoscritti fino al 31 ottobre di quest’anno. Ci sono da dire 2 cose su questa misura: la prima, è che è figlia del fallimento del precedente intervento che rivedeva la rinegoziazione sui mutui (viste le condizioni svantaggiose, poche famiglie ci avevano fatto ricorso. E noi lo avevamo anticipato su questo blog); la seconda è che i tassi di mercato a partire dall’Euribor sono già in calo, per cui è probabile che i vantaggi per i consumatori, a parte forse i primi mesi, saranno limitati. Infine, non si capisce perché questa misura valga solo per i tassi variabili e non per quelli fissi: è come penalizzare chi si è mosso in maniera prudente.
Anche il blocco delle bollette (luce e gas) ci sembra superfluo, visto che con il calo del prezzo del petrolio si prospettava già una diminuzione delle tariffe: appare quindi anche questo come un provvedimento-spot. Cosa utile invece è il blocco delle tariffe ferroviarie locali, favorevoli davvero ai pendolari.
Veniamo poi agli aiuti alle imprese: intanto, finalmente, Tremonti l'ha capita ed ha annullato l'inutile detassazione degli straordinari (cosa invocata all'unisono anche da sindacati e Confindustria), visto che in tempi di recessione sono ben poche le aziende che ricorrono agli straordinari che comunque vanno contro la formazione di nuovi posti di lavoro (e anche questo lo avevamo previsto sul blog). Poi, sconti di 2-3 punti su Irpef e Ires di fine novembre, che non cambiano di certo la vita alle aziende (almeno le piccole e medie). Più interessanti invece la revisione degli studi di settore e il pagamento IVA alla cassa: peccato che, soprattutto quest'ultimo provvedimento, sarebbe dovuto essere preso prima a giugno. Ora si dovrà comunque attendere il via libera da Bruxelles, e studiare poi il sistema per il pagamento. Per cui si è perso tempo ed ossigeno vitale in particolare per le piccole-medie imprese e per i lavoratori autonomi.
Anche qui quindi davvero poco cosa: e come hanno detto Casini e la Marcegaglia (non di certo 2 comunisti) occorrerebbe davvero più coraggio.
Per quanto riguarda gli investimenti sulle infrastrutture, il piano espresso dal governo appare davvero ambizioso perché ammonta a 16 miliardi. Ma non sono risorse fresche: erano somme già previste e stanziate su altri capitoli e con altre destinazioni. Anche qui il problema è sempre lo stesso: il ministro dell'Economia avrebbe dovuto mobilitarle dallo scorso giugno. Invece si sono persi cinque mesi preziosi e purtroppo ne dovranno passare a dir poco altri dodici prima che si aprano i cantieri e sia assunta la mano d'opera necessaria. E poi, se buona parte di questi miliardi (si parla di quasi 10) va solo per un'opera che in questo momento non appare né utile né necessaria come il ponte sullo Stretto... Beh, proprio non ci siamo, soprattutto quando ci sono altre infrastrutture più urgenti su cui operare.
Concludendo, una serie di misure insufficienti e tardive che rischiano di portarci al collasso. E soprattutto non capisco la Lega che acconsente ad una manovra che nell'insieme penalizza nettamente i salariati delle regioni settentrionali, nelle quali si concentra la parte maggiore del lavoro operaio. E aggiungiamo a tutto questo tagli su tagli a scuola e sanità!
E per finire, la chicca del conflitto d'interessi, che il nostro premier non poteva farsi mancare: raddoppio dell'Iva, dal 10 al 20%, sui contratti di Sky con i propri utenti. Un provvedimento che raschierebbe l'intero margine lordo di un'impresa che opera sull'emittenza digitale e che è diretta concorrente di Mediaset.
Insomma, più che un pacchetto mi sembra un "pacco".