Ieri sono arrivate 2 sentenze molto attese: riguardavano il caso Englaro e i terribili fatti accaduti 7 anni fa alla scuola Diaz di Genova in occasione del G8. Le decisioni dei giudici hanno sollevato polemiche sia nell'uno che nell'altro caso, spaccando in due l'opinione pubblica.
Le sentenze dei tribunali vanno rispettate, però queste meritano comunque alcune considerazioni.
Nel caso della scuola Diaz, sono stati condannati 13 dei 28 poliziotti sotto accusa . Ma 13 che alla fine risultano essere solo delle piccole pedine: quelli assolti praticamente erano tutte figure di primo piano, gente che allora (come oggi) si trova ai vertici del comando.
A questo punto, non mettiamo in dubbio la decisione del tribunale. Ammettiamo che i pestaggi, le torture, i tentativi di depistaggi e di falsificazione delle prove accaduti quella notte siano stati un'iniziativa di questi 13 sottoposti. Fosse così, mi chiedo, è possibile che chi era al comando allora non si sia accorto di niente? Quindi se da un lato va riconosciuta l'estraneità ai fatti di questi alti ufficiali, dall'altro però va messa in discussione la loro competenza: in poche parole, se hanno perso il controllo dei loro uomini, senza rendersi conto di ciò che era accaduto, vuol dire che sono inadeguati all'incarico che ricoprono. Quindi, DEVONO dimettersi, come avverrebbe in un qualsiasi paese moderno.
Non mettiamo perciò in dubbio la qualifica di "gentiluomini", attribuita loro da vari esponenti del governo dopo l'assoluzione, ma mettiamo in rilievo le loro mancanze di fronte a episodi così gravi, e soprattutto che non sia stata fatta subito luce con un'indagine interna, che avrebbe punito i colpevoli senza strascichi nei tribunali: di certo l'immagine delle forze dell'Ordine non ne sarebbe uscita macchiata come invece è avvenuto adesso.
E questo non è giusto, nei confronti di tutti gli altri poliziotti che fanno ogni giorno il loro dovere, sacrificandosi per noi.
Per quanto riguarda invece la questione Eluana Englaro, sarebbe ora che la società civile si assumesse le sue responsabilità su temi così delicati, e attraverso il Parlamento promulgasse una buona legge per il testamento biologico, evitando in futuro lunghi e dolorosi bracci di ferro tra cittadini e istituzioni.
Senza lasciare alla fine la patata bollente in mano ai giudici.