Nella notte i piloti hanno firmato, dopo ore drammatiche di trattative (sembrava che tutto saltasse ancora -e stavolta CGIL non c'entra, anzi i sindacati autonomi dei piloti sono vicini all'area politica di AN-).
Le categorie ribelli hanno ottenuto condizioni più che favorevoli (alla faccia dell'atteggiamento da "duro" del ministro Sacconi, che alla fine ha dovuto calarsi le braghe).
CAI quindi può decollare. Certo, questo accordo lascia molti interrogativi e perplessità.
Aver boicottato l’accordo di marzo con Air France, innanzitutto significa aver buttato via 3 miliardi di euro che adesso pagheranno gli italiani. E qui, oltre ai sindacati, le responsabilità di Berlusconi in campagna elettorale non possono essere sottaciute.
E poi, quale prezzo pagherà la CAI per la “polpa” buona di Alitalia, dopo che lo Stato (ovvero noi) si è fatto carico di tutti gli oneri della bad company? Il prezzo di favore si trasformerà in rapide plusvalenze per Colaninno e i suoi compagni di cordata? Come evitare una politica tariffaria iniqua a danno dei viaggiatori nelle tratte in cui Alitalia avrà il monopolio, visto che l’antitrust è stata messa a tacere? Come e quando si ricollocheranno gli oltre 3 mila lavoratori in eccedenza? Quale sarà il ruolo del partner straniero: finirà per prendere il controllo dell'intera compagnia, con tanti saluti alla sbandierata "italianità"?
Il problema è che questa vicenda risulta essere una vera e propria commistione di interessi pubblici e privati che sembra essere la regola dell’Italia berlusconiana.
Ed alla fine abbiamo perso tutti, anche se poi, per la riuscita di questa demenziale trattativa, ognuno vuole attribuirsi meriti (che non ci sono): dal governo agli imprenditori, dai sindacati al nostro Walter.