Veltroni lo aveva annunciato il 14 aprile, subito dopo le elezioni: "Faremo il governo-ombra per incalzare l'azione del governo. Per controllare, monitorare, proporre, punto su punto. Per evitare che il governo Berlusconi - che è già un governo del Presidente, una squadra con un-uomo-solo-al comando - abbia in mano in esclusiva le chiavi del paese." Alcuni hanno criticato questa scelta, definendola magari inusuale. Eppure è una consuetudine esistente in altri paesi, in particolare in quelli del Nord-Europa (paesi scandinavi e Regno Unito), dove assume il termine di "shadow cabinet". Il governo-ombra avrà la funzione di operare un'opposizione in grado di fare proposte alternative, e non solo di dire "no". O comunque, potrà servire come palestra di allenamento per un futuro si spera il più prossimo possibile.
Questa la lista dei ministri del Governo ombra del Pd, presieduto dal segretario del partito Walter Veltroni:
Piero Fassino (Esteri)
Marco Minniti (Interno)
Lanfranco Tenaglia (Giustizia)
Pier Luigi Bersani (Economia)
Maria Pia Garavaglia (Istruzione)
Matteo Colaninno (Sviluppo Economico)
Enrico Letta (Welfare)
Roberta Pinotti (Difesa)
Alfonso Andria (Politiche Agricole)
Ermete Realacci (Ambiente)
Andrea Martella (Infrastrutture e Trasporti)
Vincenzo Cerami (Beni e Attività Culturali)
Giovanna Melandri (Comunicazione)
Sergio Chiamparino (Riforme)
Mariangela Bastico (Rapporti con le Regioni)
Linda Lanzillotta (Pubblica Amministrazione e Innovazione)
Vittoria Franco (Pari Opportunità)
Beatrice Magnolfi (Semplificazione normativa)
Maria Paola Merloni (Politiche Comunitarie)
Michele Ventura (Attuazione del Programma)
Pina Picierno (Politiche Giovanili).
Fanno parte del governo ombra anche il vicesegretario del Pd Dario Franceschini, i capigruppo alla Camera e al Senato Antonello Soro e Anna Finocchiaro, nonché Enrico Morando e Riccardo Franco Levi, che svolgono le funzioni rispettivamente di coordinatore e portavoce.