L'annuncio è stato clamoroso (ma ormai questo governo ci sta abituando), anzi atomico: "Entro 5 anni costruiremo centrali nucleari in Italia". A parlare (in spregio poi al risultato del referendum abrogativo del 1987), il ministro dello Sviluppo Economico Scajola, noto esperto di energia nucleare. Certo, parlare così a vanvera, senza un minimo di concetto... Tanto per cominciare, costruire una centrale nucleare comporta almeno il doppio di 5 anni, tenendo conto poi che le ultime di così detta "terza generazione" sono già considerate obsolete, e stanno per essere soppiantate da quelle di "quarta generazione", tuttora in fase di studio e sperimentazione (se tutto va bene impianti di questo tipo saranno disponibili tra 20-25 anni!). E poi, mettere in preventivo altri fattori: dove recuperare i soldi per realizzare gli impianti, ad esempio. Il primo e finora unico reattore nucleare commissionato nell'Europa occidentale dopo Chernobyl, quello finlandese sull'isola di Olkiluoto, ha già sforato il budget di spesa previsto del 35%. E se si tiene conto di come vanno qui in Italia questi appalti politico/affaristici, c'è davvero da rabbrividire. Oltretutto, quella nucleare non è certo una energia economica: il prof. Rubbia (Nobel per la Fisica) in una recente trasmissione televisiva a riguardo è stato molto chiaro: "Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera continueranno ad aumentare. I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese: in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato, quindi dai cittadini. Ancora oggi, le 30.000 persone che lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli investimenti massivi dello Stato. L’aumento del numero di centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato, inoltre, un considerevole aumento del costo dell’Uranio, che difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto costoso, anche nel lungo periodo". Non solo lui, ma anche altri esperti hanno affermato che l'elettricità proveniente da una nuova centrale nucleare è più costosa del 15% rispetto a quella prodotta con il gas naturale, senza contare lo smaltimento delle scorie e i costi di dismissione della centrale stessa. Già, le scorie: dove le andiamo a stoccare? Un problema estremamente serio: qui in Italia poi non si riesce a risolvere il problema della costruzione di un inceneritore per riuscire a bruciare l’immondizia (basta vedere la Campania in questi giorni), come riusciremo a sistemare queste grandissime quantità di scorie nucleari che nessuno al mondo sa ancora smaltire? In realtà il prof. Rubbia stava lavorando ad un progetto per bruciare le scorie con gli acceleratori di materia e renderle così innocue, ma Il programma è stata bocciato e non finanziato dall’Italia (anno 2005 - governo Berlusconic III), e Rubbia è stato costretto ad emigrare in Spagna. Se si pensa di affrontare il problema energetico il nucleare ORA non è la scelta migliore, almeno fino a quando non verranno trovate le soluzioni ai problemi che esso comporta. Per ovviare alle fonti di energia fossili c’è chi punta molto sulle cosiddette fonti rinnovabili, soprattutto sull’energia solare ed eolica, considerate del tutto pulite e a basso impatto ambientale. Certamente pensare che da esse arrivi una porzione considerevole dell’energia futura è quantomeno azzardato (basti pensare ad esempio che per soddisfare la metà del nostro futuro fabbisogno elettrico con l’energia solare servirebbero circa 22 mila chilometri quadrati di pannelli, un’area grande più o meno quanto tutta la Sardegna), ma al momento potrebbero tamponare qualche falla, in attesa che l'energia nucleare fornisca più garanzie di sicurezza (sempre Rubbia sta lavorando ad una forma di “nucleare più pulito” che prima di tutto avrebbe il grande merito di bruciare le scorie e il plutonio prodotte negli anni del nucleare sporco e indica nel torio, anziché nell'uranio, il "combustibile" ideale, perché meno costoso e più reperibile -circa 3 volte di più dell'uranio-). E soprattutto, dobbiamo riportare in Italia la ricerca, che negli ultimi anni è stata bloccata, facendo scappare i nostri più brillanti cervelli: è quella la migliore energia!