Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, annuncia il ritiro dal suo incarico di commissario straordinario di Expo 2015. Una mossa a sorpresa per attirare le attenzioni del governo, che sembra non avere proprio la testa per l'evento. Ma dire la verità, Expo 2015, dopo tutto l'impegno profuso da parte dell'Italia (sotto il governo Prodi) per acquisire l'incarico, non ha mai avuto estimatori: c'è chi la considera una spesa inutile ed eccessiva; gli ambientalisti la criticano apertamente, paventando un'ulteriore cementificazione delle aree verdi; anche Tremonti, ministro del fallito governo Berlusconi-Bossi, pensava addirittura, complice la crisi, ad un suo ridimensionamento e si era ventilata addirittura la possibilità di una rinuncia. Non parliamo poi della gestione dell'organizzazione, con il progetto iniziale totalmente cambiato e tante lotte per occupare poltrone.
Il fatto è che l'Expo è stata vista come una speculazione dai soliti noti e non come una risorsa e un investimento per rilanciare il nostro Paese (in particolare il Nord). Ormai siamo arrivati al punto che non si può tornare indietro: a questo punto la provocazione di Pisapia serva da pungolo al governo per prestare maggiore attenzione e portare a compimento il progetto, rispettando l'impegno. Ne va anche della credibilità (già incrinata) dell'Italia.