lunedì 12 febbraio 2018

La flat che è un flop

Si sente molto parlare di "flat tax" (ovvero l'aliquota fissa e unica da applicare a tutti i contribuenti, eliminando così la progressività dei redditi), la grande idea del centrodestra che dovrebbe liberare i cittadini dalle tasse e nel contempo creare sviluppo all'Italia. Ecco, nulla di tutto questo. Al di là che sia Berlusconi che Salvini ancora non sono d'accordo tra di loro sull'aliquota da applicare (e non è problema da poco), ma ciò che è sicuro è che la flat tax andrà a beneficiare solo i redditi alti (dai 50.000 euro in su, per intenderci) e a penalizzare i più bassi, che non si vedranno magari ridotte le tasse, ma si troveranno i costi dei servizi (sanità, scuola, trasporti ecc.) più alti perché la flat tax comporterà una minore entrata nelle casse dello Stato: si parla di almeno 75-80 miliardi di euro, un buco assolutamente insostenibile. E ad avere dubbi sulla bislacca proposta Lega-Forza Italia è addirittura l'Istituto Bruno Leoni, nonostante sia fautore a sua volta della flat tax. Non a caso, la flat tax in Europa è stata applicata esclusivamente da paesi dell'Est: Estonia, Lituania, Lettonia, Russia, Serbia, Ucraina, Slovacchia, Georgia, Romania. Nazioni che di certo non eccellono in democrazia né in innovazione, e che comunque hanno iniziato a tornare sui propri passi reintroducendo le aliquote progressive.
La strada da applicare per pagare meno tasse è quella indicata dal PD in questi ultimi anni: farle pagare a tutti, incentivando la lotta all'evasione, in modo da fornire vantaggi e contributi ai redditi bassi e a sgravare le imprese dai diversi balzelli fiscali: proposte che nascono da un programma concreto e non da una sequela di vuote e assurde pronesse.