mercoledì 13 maggio 2015

La "buona scuola" spiegata da Renzi

Nel giorno dell'incontro a Palazzo Chigi con rappresentanze degli studenti e le associazioni dei genitori, Matteo Renzi, con in mano un gessetto e alle spalle una lavagna, si presenta in un video per spiegare la riforma della scuola che il suo governo intende portare avanti e che ha causato uno scontro con sindacati e studenti, con il boicottaggio delle prove Invalsi e la minaccia del blocco degli scrutini. Come se fosse una lezione, il premier ha spiegato i passaggi essenziali della "buona scuola", aprendo alla discussione:

1 Che cos'è la Buona scuola. "L'Italia non sarà mai la superpotenza demografica, geografica, diplomatica, ma può essere la superpotenza culturale. E allora dobbiamo recuperare tutto ciò che è cultura, istruzione, formazione e tentare di scrivere insieme una pagina nuova. Ecco cos'è la buona scuola".

2 alternanza scuola-lavoro. "La cosa più urgente, non la più importante, è l'alternanza scuola-lavoro. Noi abbiamo avuto un crollo totale degli occupati con un aumento dell'occupazione giovanale impressionante. Siamo un Paese in cui i giovani che non trovano lavoro sono oltre il 40%, un dato che è tra i peggiori d'Europa. L'alternanza scuola-lavoro funziona in Germania, in Svizzera, in Austria, in Alto Adige, che la può fare per una previsione costituzionale. Nella Buona scuola si prevede finalmente l'alternanza scuola-lavoro per ridurre finalmente quel 44% di disoccupazione giovanile".

3 più cultura umanista. "Nella riforma chiediamo di studiare di più storia, arte, musica e lingue. Chiediamo alla scuola italiana di fare ciò che la scuola ha il dovere di realizzare, un investimento più forte non solo sugli skill, sui curricula, ma sull'esigenza di educare un cittadino. Certo, si può discuterne, ma io penso che ci vorrebbero più ore di latino. E l'idea di tornare ad investire su materie messe in secondo piano non è in contraddizione con le materie scientifiche. Ho incontrato la scienziata Giannotti e mi ha raccontato con entusiasmo il suo passato nel liceo classico. Bisogna tornare a restituire ossigeno".

4 più soldi agli insegnanti. "Diamo più soldi agli insegnanti e non meno e non solo perchè da lì dipende l'autorevolezza sociale ma perchè è un fatto di giustizia" dice Renzi, spiegando il senso dei 500 euro annuali ad ogni insegnante e dei 200 mln per la valutazione. Ma Renzi spiega anche perché, in ase alla riforma, anche gli insegnanti saranno valutati: "Molti si sono arrabbiati, ma non può valere il principio che nessuno mi può giudicare. Se chiedi ai ragazzi di dare il meglio, potrai accettare il criterio per cui tu stesso puoi essere valutato. Possiamo discutere sui poteri del preside, sarà un nucleo di valutazione a decidere, ma il merito non è una parolaccia e il principio di fondo è dare più soldi a chi li merita".

5 l'autonomia, come principio fondamentale. "Autonomia, una parola, un po' abusata, che risale ai tempi della riforma Berlinguer. Autonomia vuol dire che la scuola di Milano centro avrà caratteristiche diverse da quella di Mazara del Vallo. Autonomia significa levare, togliere, eliminare il potere alle circolari ministeriali che in stretto burocratese decidono il futuro dei ragazzi e chiedere alle scuole di aprirsi al territorio e alle realtà culturali". "Questo non è svendere ai privati - aggiunge Renzi -. Non cambia niente per il consiglio d'istituto, che è il soggetto che decide l'offerta formativa e discute e dà la linea di come si deve comportare la scuola. Presidi sceriffi? Il preside ha delle responsabilità in più, ma non sarà mai lo sceriffo. Sarà il responsabile di una comunità insieme al consiglio d'istituto, al collegio dei docenti, alle famiglie. La scuola non è mia, non è del governo, non è dei sindacati. La scuola è dove riparte il Paese".

6 continuità dell'azione educativa, con l'assunzione dei precari. "Non possiamo avere un'azione educativa spezzettata tra supplenti, controsupplenti e dintorni. Ecco perché il governo sceglie di assumere solo quest'anno più di centomila persone che avevano acquisito il diritto a essere assunte e con le quali lo Stato non aveva mantenuto la parola. Continuità significa che assumendo più persone la scuola italiana funzionerà con una stabilità educativa e non con un meccanismo in cui si forma una generazione di precari frustrata, perché anziché seguire il fuoco sacro dell'insegnamento è destinata a perdere le proprie ore dietro le trafile burocratiche delle graduatorie".

7 i cinque punti della buona scuola in sintesi. "Per la prima volta si parla di regolare una legge sugli asili nido e sulle scuole materne, la cosiddetta 0-6, sta nella legge delega. Si parla di diritto allo studio per i ragazzi che non ce la fanno; la scuola è o dovrebbe essere il luogo nel quale le diseguaglianze vengono cancellate in partenza, tutti devono essere messi nello stesso punto di partenza. Poi chi è bravo andrà più veloce, chi è meno bravo sarà aiutato, ma il punto di partenza deve essere uguale per tutti. Questo è il motivo per cui il diritto allo studio è una delle questioni fondamentali della nostra riforma". Il premier ha poi sottolineato che la riforma riguarda la scuola digitale, "che non è semplicemente le lavagne interattive, multimediali; la scuola digitale è la banda larga, è la capacità di pensare multitasking, è però contemporaneamente la voglia di emozionarsi di fronte alla realtà, non soltanto alla realtà virtuale".

8 che cosa non è la buona scuola. "Nella 'Buona Scuola' non si parla nel modo più totale di ferie per gli studenti, di giorni di vacanza. E' uno degli argomenti per cui più sui social network i ragazzi mi hanno detto 'Stai distruggendo i nostri giorni di vacanza'. Nella 'Buona Scuola' non si parla di questo. Non ci sono 'presidi Rambo', i 'presidi Rambo' esistono solo al cinema, se ci sono. E attenzione che questo è molto importante: non è vero che il preside assume l'amico dell'amico, non è vero che ci sono i licenziamenti dopo 36 mesi, sono assolute falsità".

9 ridare alla scuola il ruolo che merita. "Se ridiamo importanza e centralità alla scuola forse l'Italia torna a crescere".

Dagli Studenti sono già arrivate le prime risposte, con le richieste di più ore di alternanza scuola-lavoro, di contare di più nella governance, di poter scrivere il piano dell'offerta formativa assieme ai docenti, di un fondo perequativo per il 5xmille e di adeguati finanziamenti per il diritto allo studio. Li si ascolti.